Circolo Canottieri Solvay

La Storia del Circolo

Come è nato… fino ad oggi

La zona dove si era costruito lo stabilimento aveva da tempo maturato una chiara vocazione turistica.
La vicina Castiglioncello era una rinomata stazione balneare già da alcuni decenni, ben attrezzata e ben frequentata. Venne quindi naturale prevedere di adibire una parte della costa a stabilimento balneare.
A tale proposito venne allestito il primo bagno, in località Lillatro, in prossimità dell’inizio del canale di presa dell’acqua di mare.
Il bagno era diviso in due zone, rigidamente separate, destinate, una agli operai ed una agli impiegati. Le due zone erano servite da un capannone per il ricovero delle imbarcazioni, ed ognuna aveva un locale adibito a bar, una pista da ballo e numerose cabine in legno. Il bagno impiegati era più curato e disponeva di una rotonda su palafitte, secondo la moda dell’epoca.
Il bagno fu chiamato “Circolo Canottieri” in quanto il canottaggio era la principale attività sportiva che vi veniva praticata1. La struttura era pienamente funzionale, molto frequentata, servita da personale stagionale assunto direttamente dalla Solvay, in genere tra i familiari dei dipendenti. C’era un solo problema, che non trova spazio negli atti e nelle pubblicazioni, ma solo nelle testimonianze orali, il bagno era molto vicino agli scarichi a mare dello stabilimento, che all’epoca non erano controllati come oggi.
Verso la fine degli anni ’30 la Solvay decise la costruzione di un nuovo stabilimento balneare, sempre da dividere in due zone, una per impiegati ed una per operai e a tale proposito incaricò del progetto l’ingegnere fiorentino Italo Gamberini, che già aveva collaborato con la direzione per altri lavori2. Si trattava di un professionista di grande successo, partecipò, tra l’altro, con Giovanni Michelucci alla realizzazione della Stazione di Santa Maria Novella a Firenze.

Il nuovo impianto doveva essere costruito a nord della punta del Lillatro, su una base di scoglio che costituiva l’ultima propaggine meridionale della costa alta livornese. Questo facilitava molto la costruzione delle opere in elevazione, ma impose la realizzazione di un arenile artificiale ottenuto prelevando la sabbia dal vicino “Monte alla rena”. Era così chiamata una grossa duna che dava il nome alla relativa località. La duna, che si racconta fosse alta oltre 20 metri, oggi non esiste più, al suo posto vi è una piazza che ne porta il nome, Venne spianata per sopperire a questa esigenza e nell’immediato dopoguerra per la ricostruzione edilizia3.
La nuova collocazione era più vicina all’abitato ed aveva il non trascurabile vantaggio di essere abbastanza lontana dagli scarichi industriali. L’intero complesso delle opere si sviluppava lungo la linea di costa per quasi mezzo chilometro. All’estremità settentrionale venne realizzato il corpo centrale con il salone delle feste, comunicante con la spiaggia e con la pista da ballo all’aperto, che fu subito chiamata nell’uso comune “la rotonda”. Un grande porticato aperto collegava il salone direttamente con la spiaggia. Nella parte nord vi era un ampio locale destinato alla rimessa delle barche.
Il complesso era realizzato secondo lo stile razionalista allora dominante, si trattava in effetti di un unico parallelepipedo circondato da ampie superfici vetrate. Un elemento caratteristico era la rotonda con la pista da ballo, a livello inferiore rispetto al piano di calpestio e circondata da gradoni a loro volta coperti da una struttura a corona sorretta da pilastri.
L’intera area era protetta da una serie di dighe frangiflutti. La spiaggia attrezzata era delimitata da una lunga fila di cabine, prima in legno e poi in muratura, mentre la parte posteriore, protetta da una duna erbosa, ospitava i campi da tennis e i relativi spogliatoi. Il progetto prevedeva la realizzazione, che avvenne in una fase successiva, di un porticciolo, dotato di canale a mare, anche questo protetto da una diga frangiflutti.
Il complesso dei Canottieri, che riprendeva quindi il nome della precedente struttura ormai dimessa, fu inaugurato il 15 luglio del 1939.

Nel dopoguerra vennero eseguiti importanti lavori di completamento, con la chiusura a vetri del portico e con la realizzazione di nuovi locali destinati a cucine per il ristorante, uffici e spogliatoi.